sabato 18 giugno 2022

Il secondo supplemento “Finzioni”, più snello

115° giorno (e notte) di guerra in Ucraina, con in prima richiami a Merlo, Penati e Anilda Ibrahimi, poi editoriale del diretòr sul limite del doppio mandato per il M5s e apertura di Tizian sui piani segreti per il partito centrista guidato da Beppe Sala, con il ritorno (stavolta ufficiale della «Elaborazione grafica Domani» dell’affiancare diverse foto sul fondino del colore della sezione, in questo caso il rosso dei Fatti) In manchette il promo con QR del podcast del diretòr “Appunti” (di nuovo in pausa), all’interno ben due segnalazioni cartacee in inserti di quartini verticali sui supplementi a richiesta Scenari (20 pagine, da ieri per una settimana) e Finzioni (pure lui 20 pagine) perché l’ultima pagina segnala nel dettaglio la festa di Domani salita a 3 giorni in programma il 24-26 giugno al Teatro della Fondazione Collegio San Carlo di Modena. 

All’interno La Giornata in 7 news e Holgado sul discorso di Putin proseguono i Fatti, poi con Iannaccone su come Di Maio «ha creato il Conte che oggi vuole scaricare» e Preziosi sulla sua sponda che cresce nel PD di Letta, ancora Holgado sulla spinta per Ucraina e Moldavia verso l’UE, di nuovo il diretòr sul piano di Draghi per bloccare il prezzo del gas nell’UE e Ricciardi sul tavolo d’emergenza, Merlo sulla «giustizia secondo Cartabia» con un trafiletto sull’estradizione di Assange e infine Trocchia sulla morte di una testimone legata al giudice Borsellino. 

4 lettere (la prima un Diritto di replica del giudice Guido Salvini, a cui risponde sbrigativamente il vicedirettò Fittipaldi) e una presentazione non firmata della festa modenese apre le Analisi, poi con Follini sui leader che «davanti alla crisi del sistema si accontentano di qualche voto in più» e la mini-sezione Enti Pubblici e Istituzioni, Penati sull’aver «sopravvalutato le capacità delle banche centrali» con un’altra mini-sezione (per la prima volta in due pagine anziché su due righe una sopra l’altra: una piacevole variazione stante la lunghezza degli articoli), il sociologo Marcello Musto (con dopo quasi 3 mesi un trafiletto biografico) sul pacifismo di facciata e «La via a sinistra per invocare la pace e poi non disprezzare la guerra», concludendo con Deaglio da San Francisco sulle audizioni alla Camera per l’attacco di un anno e mezzo fa a Capitol Hill che «hanno già incoronato Mike Pence». 

Il fotografo Marco Peliti sul suo lavoro a Venezia (che oggi tiene un incontro a Lignano Sabbiadoro e riceve con il Premio Hemingway) apre le Idee, poi con la presentazione della scrittrice Amilda Ibrahimi «orfana del socialismo» del suo nuovo Volevo essere Madame Bovary.

Allegato a richiesta per un mese da oggi a 2,50 euro (sceso a 20 pagine, con la grafica a seguire la testata madre ma senza richiami in prima, dove trova posto un Fruttero & Lucentini da La stampa di san Valentino del 1988 e un Proust di Pericoli del 2009) riecco il secondo (stavolta era impossibile sbagliare il numero...) supplemento Finzioni curato da Cottafavi e progetto grafico di Imberti. 

All’interno articoli quasi tutti inediti (ognuno con i brevi trafiletti biografici degli autori) di Sinisi, Lamberti, Siti, Guglieri, la traduttrice Susanna Basso, Valerio, Atwood, Bazzi, Pacifico, Laura Tripaldi senza trafiletto e in collaborazione con il Tascabile, Carlo Fruttero, un estratto da Libera di Lea Ypi, un racconto di Mencarelli un’intervista “classica” (con le domande in neretto) di Marcello Macchia alias Maccio Capatonda ad Alessandro Gori alias lo Sgargabonzi, il «tautogramma prodigioso» Povero Pinocchio di Eco presentato da Cottafavi himself, Sibilla Aleramo raccontata da Giulia Caminito, Alessandro Di Nuzzo sul suo docufilm Centoventi contro Novecento (visibile inquadrando il QR code in calce e inserendo la password indicata), un contributo delle Eterobasiche alias le poco più che ventenni Maria Chiara Cicolani e Valeria De Angelis, una riflessione di Edoardo Ferrario e la top 3 degli Adelphighetti con un codice QR per scoprirli nel dettaglio sulla pagina Instagram del progetto. A condire meravigliosamente il tutto, altri 5 ritratti dall’archivio di Tullio Pericoli (spesso e volentieri indicati in dida del 2009 anche se è chiaramente visibile la firma in un altro anno, classico problema da copia-incolla...). Un gran numero, seppur in tono minore rispetto al più lungo numero d’esordio. Ma la formula convince e fa ben sperare nel prosieguo. 

Lungo la giornata, altri spunti e segnalazioni.

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